giovedì 24 novembre 2016

CASAL BERNOCCHI: PARCHEGGIO ABUSIVO SU NECROPOLI ROMANA

Un bel parcheggio abusivo ad uso di un'erigenda Chiesa improvvisato sopra un'importante area archeologica tenuta nascosta per quasi un anno dal Soprintendente speciale per il Colosseo e l'Area archeologica Centrale di Roma, Francesco Prosperetti (molto vicino al Ministro Franceschini, PD).
Si tratta della più grande Chiesa Ortodossa Rumena d'Italia che sorgerà lungo la via Ostiense, a sinistra procedendo verso Ostia, dopo il supermercato Eurospin (dopo via di Malafede, località Casal Bernocchi), oggetto di 'visita' il 28 maggio scorso, in piena campagna elettorale, da parte del candidato sindaco PD, Roberto Giachetti.
Solo il 6 luglio 2016 l'annuncio dei ritrovamenti che però già il 28 gennaio erano stati anticipati in parte dall'Associazione Culturale Severiana: un mausoleo del I secolo dopo Cristo, un complesso termale con pavimenti a mosaico, una necropoli ben conservata e anche opere di canalizzazione dirette a una cisterna per l’approvvigionamento idrico.
La scoperta era avvenuta tra aprile e luglio 2015, pochi mesi dopo il burrascoso insediamento di Prosperetti al posto dell'ottima Mariarosaria Barbera, avvenuto il 18 febbraio 2015, con procedura di interpello.
Le indagini erano state condotte sotto la direzione scientifica degli archeologi Christian D'Ammassa e Alessandro D’Alessio avvalendosi, per le analisi antropologiche nella necropoli, di Paola Catalano, ma soprattutto della manodopera di circa 20 operai specializzati rumeni, tutti volontari non retribuiti, che, forse, adesso riceveranno anche un riconoscimento attestante la loro esperienza. Manca ancora il nulla osta della Soprintendenza ma tutti sperano che entro Natale il Comune dia il via libera alla costruzione della Chiesa.
La Chiesa però, nel capannone provvisorio, è regolarmente in funzione e la domenica è frequentata da centinaia e centinaia di fedeli che liberamente parcheggiano dentro l'area sopra i resti archeologici, interrati seppur protetti (si spera) almeno con sacchi di geotessuto riempiti di argilla espansa. Il tutto non è a norma, almeno secondo le normali procedure imposte dal Ministero dei Beni Culturali. La Soprintendenza ha già stabilito di lasciare libera solo una porzione di suolo maggiore rispetto al progetto originario ma tutto resterà interrato "perchè non ci sono ne fondi ne il contesto per la valorizzazione dei resti". Dunque, ci si parcheggia sopra: oli ed altri inquinanti liberi di percolare nel sottosuolo senza alcun controllo. Quello che era un terreno vergine e che ha conservato un importante patrimonio archeologico ora diventa un parcheggio per un luogo di culto. Senza tener conto i problemi per la viabilità locale con l'aggiunta di un pericoloso ingresso sulla via Ostiense per nulla regolamentato e che la Polizia Locale di Roma Capitale ignorerà fino al prossimo incidente.

La Chiesa è a tutti gli effetti un'opera privata di pubblica utilità perché consiste in un intervento effettuato da un soggetto privato (la comunità rumena) "necessario per l’utilizzazione di beni da parte della collettività o di singoli individui, allo scopo di soddisfare un interesse promiscuo pubblico e privato, a seguito del quale il diritto sul bene, la cui sopravvivenza in capo all’originario proprietario sia divenuta incompatibile con la nuova destinazione" confluirà nel patrimonio di un soggetto privato.
Ad essa dovrebbe applicarsi (in qualità del suo interesse pubblico) la cosiddetta "verifica preventiva dell’interesse archeologico" disciplinata da una recente circolare emessa dalla Direzione Generale di Archeologia (1), essendo (al momento dell'inizio delle attività di scavo) ancora vigente il vecchio Codice dei contratti pubblici e dei relativi lavori (2). Invece nulla di tutto ciò, con forte sospetto che quanto stabilito dall'Allegato II della suddetta circolare non sia mai stato rispettato.

Ricordiamo che, come nel caso della Chiesa in questione, sono assoggettati al procedimento di verifica preventiva dell’interesse archeologico tutti i progetti di opere di interesse pubblico che comportano "mutamenti nell’aspetto esteriore o nello stato dei luoghi, movimentazioni di terreno (comprese le opere a verde), anche nel caso di ripristino dell’assetto preesistente, ovvero nuove edificazioni, anche se realizzate nell’ambito della ristrutturazione di manufatti esistenti, in ragione dell’impatto che detti interventi potrebbero determinare su beni o contesti di interesse archeologico presenti nell’area interessata dalle dette trasformazioni". Proprio come a Casal Bernocchi.
Invece è stato tenuto tutto nascosto fino al raggiungimento di un accordo tra le parti (la Comunità, i progettisti, la politica, la Soprintendenza) non seguendo affatto l'iter previsto.
Anche qui ricordiamo che:

(4.1.1 pag.12-13) – la mancata attivazione del procedimento da parte della stazione appaltante o l’omissione di adempimenti successivi o di prescrizioni si configurano come omissioni suscettibili di pregiudicare in tutto o in parte l’opera pubblica o di interesse pubblico con conseguente responsabilità per danni.

(7.1 pag. 15) – in caso di “applicazione per analogia” di queste procedure a procedimenti non giuridicamente vincolati alla norma in materia di opere pubbliche, devono essere istituiti accordi formali sanciti dalla Direzione Generale Archeologia (rimangono senza efficacia precedenti accordi firmati dalla Direzione Generale Centrale), restando inteso che in tali casi non si estendono fuori dal proprio ambito di applicazione naturale le regole tipiche delle opere pubbliche: in particolare non può essere imposto come esclusivo il possesso dei requisiti professionali obbligatori previsti per le opere pubbliche, ma solo la comprovata ed adeguata formazione ed esperienza, nel rispetto della Legge sulle professioni dei Beni Culturali.

Ora staremo a vedere che cosa accadrà dopo il nostro inevitabile invio di un esposto agli entri preposti. Anche perché risulta singolare che i progettisti dell'erigenda Chiesa siano gli stessi che presso la Biblioteca Elsa Morante ad Ostia hanno allestito la mostra sul centenario del Piano Regolatore del quartiere marino, dimostrandosi, per interesse professionale, volenterosi nel promuovere una discutibile interpretazione di un passato prossimo lasciando seppellire ed inquinare le certezze di un passato remoto.



(1) Disciplina del procedimento di cui all’articolo 28, comma 4, del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ed agli articoli 95 e 96 del Decreto Legislativo 14 aprile 2006, n. 163, per la verifica preventiva dell’interesse archeologico, sia in sede di progetto preliminare che in sede di progetto
definitivo ed esecutivo, delle aree prescelte per la localizzazione delle opere pubbliche o di interesse pubblico di cui all’annesso Allegato 1. 20 gennaio 2016
Direzione Generale Archeologia
Via di San Michele 22 – 00153 – ROMA
Tel. 06.67234613 / 4614 ‐ Fax 06.6723.4601/4750
(2) DECRETO LEGISLATIVO 12 APRILE 2006, N. 163
Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE. (Pubblicato nella G. U. n. 100 del 2-5-2006 – s. o. n. 107)

giovedì 28 gennaio 2016

CASAL BERNOCCHI: DAGLI SCAVI DELLA NUOVA CHIESA ORTODOSSA RUMENA EMERGE L'ACQUEDOTTO OSTIENSE?

Sorgerà in un'area ricca di testimonianze archeologiche, lungo la via Ostiense, a sinistra procedendo verso Ostia, dopo il supermercato Eurospin, la più grande Chiesa Ortodossa Rumena d'Italia. "La struttura sarà a forma di croce latina con l'abside rivolto a est e sette cupole dorate ed avrà una superficie totale di 700 metri quadrati. Al di sotto sarà collocato l'Auditorium, da 200 posti a sedere. In più oltre all'edificio destinato all'abitazione del parroco e dei sacerdoti sarà costruita una struttura abitativa per venire incontro alle esigenze degli indigenti romeni". A ridosso della ferrovia Roma-Lido, in un'area già di difficile viabilità, quest'area di circa un ettaro è dall'estate scorsa oggetto di sondaggi archeologici ancora in corso, di cui mancano però completamente (come avviene sempre) le informazioni da parte della Soprintendenza. Sappiamo perfettamente che proprio da questo punto iniziava il complesso sistema di rifornimento idrico destinato all'antica città romana di Ostia e, da una foto aerea di aprile 2015, sembrerebbe esser stato scoperto proprio qui un lungo tratto interrato di un acquedotto. Del resto questo sarebbe l'anello mancante tra il tratto di captazione scoperto intorno al 1993 in prossimità del casale Infermeria (sotto il camping Fabolous, lungo la via Cristoforo Colombo) e del casale di Malafede (all'angolo tra via di Malafede e la via Ostiense) e il tratto di conduzione che attraversava in prossimità dell'attuale stazione di Casal Bernocchi la depressione di Ponte Ladrone con possenti arcate riprodotte in antiche stampe. L'area interessata dagli scavi è attualmente recintata e non è prevista a breve la costruzione della Chiesa. Non ci sono cartelli indicanti i lavori e il silenzio su quanto sta accadendo non è normale per un'opera così importante attesa da anni dalla numerosa comunità rumena di Roma. Il via al progetto è del 2012 ma solo dall'estate scorsa sono iniziati i primi movimenti di terra dopo la sistemazione a prato dell'intera area, prima di allora destinata a orti. Ciò lascia ben sperare che, non essendoci mai stata nell'area alcuna opera invasiva dell'uomo, i ritrovamenti siano in buone condizioni. Del resto la carta archeologica dell'Agro Romano (foglio 23) segnava in quest'area la presenza di molto materiale di superficie, mai indagato.

mercoledì 30 dicembre 2015

OSTIA: SCOPERTI MOLI ROMANI SOTTO IL PILONE OSTIENSE DEL NUOVO PONTE DELLA SCAFA

Proprio dove dovrebbe sorgere il pilone ostiense del famigerato nuovo Ponte della Scafa, scosso da vicende giudiziarie e ricorsi amministrativi, sono emersi nuovi resti dell'antico molo di età romana. In questo modo resta confermato l'andamento dell'antica linea di costa che vedeva l'ingresso delle navi romane presso la foce del Tevere, a quel tempo posizionata all'altezza dell'attuale Tor Boacciana, il presunto faro del porto fluviale di Ostia. I lavori di indagine archeologica, commissionati dal Comune di Roma, che vedono come responsabile del procedimento l'Ing. Roberto Botta del Dip.to S.I.M.U. e come archeologo responsabile la Dott.ssa Alessandra Ghelli, sono iniziati il 25 novembre 2015 e si sono conclusi pochi giorni fa. Ancora sono visibili nel terreno i fori dei carotaggi, scesi a 15 metri di profondità. Da scavi compiuti in due zone, una dentro un'area espropriata, l'altra a ridosso della torre, sono comparse strutture romane che lasciano intendere l'esistenza di moli analoghi a quelli massicci e imponenti ritrovati sul lato opposto di via Tancredi Chiaraluce.
I soldi pubblici sono quelli provenienti dalla Delibera C.d.A. n.272 del 15 ottobre 2012 (fondo n.1238) della Soprintendenza Archeologica del Comune di Roma, destinati anche ai lavori di scavo, recupero e restauro delle imbarcazioni lignee ritrovate durante i saggi di scavo sull'Isola Sacra. Oggi tale cantiere (a destra, superato l'attuale Ponte della Scafa) è abbandonato, chiuso il 20 novembre 2015 dopo 8 mesi di attività. Anche di questi lavori non si sa nulla ma sembra che i legni delle navi romane siano stati tagliati e portati all'interno dell'area degli Scavi di Ostia, compromettendo così una futura e fedele ricostruzione delle stesse navi romane.
Si amplificano dunque le incertezze sull'effettiva realizzabilità del Nuovo Ponte della Scafa, dubbi recentemente sollevati anche dal Comune di Fiumicino, nella persona dell'Assessore ai LL.PP. Angelo Caroccia, più orientato all'ampliamento dell'esistente ponte e al raddoppio di via della Scafa con realizzazione di opportune rotatorie. Ora si tratta di capire cosa intenderà fare la Soprintendenza Archeologica perchè oltre ad aver speso fino ad oggi oltre 2 milioni di euro per tali sondaggi, ha dichiarato in data 8 settembre 2015 che serviranno altri 6 mesi per completarli ed emettere il proprio parere.
Quando si capirà che tale opera, un progetto finanziato per un totale di 39 milioni di euro, non solo è inutile ma devasterà l'ambiente e i reperti archeologici dell'area?
Non bastasse, è di pochi giorni fa la notizia che l'Ing. Roberto Botta risulta indagato per «concorso in turbativa d’asta» all'interno dell'inchiesta sulle mazzette per i lavori stradali a Roma.
Il funzionario, secondo la Procura, avrebbe alterato le gare indette dal Comune per favorire un cartello d’imprenditori. L’elenco degli imprenditori nel mirino dei pubblici ministeri comprende anche Luca e Attilio Maria Navarra, presidente e consigliere del Consorzio Stabile Sinercos, accusati di aver fatto pressioni per ottenere proprio l’appalto del nuovo Ponte della Scafa. La Sinercos è stata recentemente riammessa come vincitrice con una discutibile sentenza del Consiglio di Stato.
Informeremo a questo punto l'ANAC (l'Autorità Nazionale Anti Corruzione) per verificare se, in un territorio commissariato per mafia come Ostia, questi appalti (pur gestiti da Roma) hanno seguito la regolare procedura in quanto andrebbe acquisita «l'informazione antimafia precedentemente alla stipulazione, all'approvazione o all'autorizzazione di qualsiasi contratto o subcontratto» con la pubblica amministrazione.

A questo link la nota inviataci (a seguito dell'articolo) dalla Italiana Costruzioni Spa.
Di seguito la nostra risposta:
Spett.le Italiana Costruzioni S.p.A.,
il sottoscritto dr.Ing. Andrea Schiavone, in qualità di presidente della Associazione Culturale ‘Severiana’, risponde alla Vostra nota prot. 0014/16 per precisare quanto segue.
Le notizie sull’Ing. Roberto Botta riportate dall’articolo sono quelle presenti sulla gran parte dei quotidiani nazionali. Ben venga qualsiasi chiarimento in sede giudiziaria, di cui apprendiamo notizia soltanto tramite la Vostra nota. Per quanto riguarda la sentenza del Consiglio di Stato, la libertà di opinione e di critica è ancora ammessa in Italia e non mi sembra di ravvisare nell’articolo estremi riconducibili al reato di diffamazione. Francamente è un po’ esagerata la conclusione della Vostra nota in cui si accusa l’Associazione Culturale ‘Severiana’ di poter provocare “danni enormi” alla Vostra azienda.
Tutto quanto sopra premesso, farò pubblicare a nota dell’articolo, oggi stesso, sul nostro sito (www.severiana.it), la Vostra nota integrale e la presente risposta.
Non c’è alcuna intenzione di diffamare la Vostra azienda ma sicuramente l’Associazione Culturale ‘Severiana’ si impegnerà fino in fondo per contrastare, nei termini consentiti per legge, la realizzazione del nuovo Ponte della Scafa che (da sempre, prima ancora della aggiudicazione della gara) riteniamo invasivo e inutile in un’area di così delicato valore storico archeologico.
Concludo, ribadendo la più ampia disponibilità a qualsiasi forma di confronto che non sconfini però nell’intimidazione o nella minaccia di azioni legali temerarie.

Distinti saluti.

mercoledì 25 novembre 2015

OSTIA, RISUSCITA IL PONTE DELLA SCAFA

Il 25 novembre del 1884 i Ravennati segnarono l'inizio della bonifica idraulica dello stagno di Ostia. Oggi, dopo 131 anni, il Comune di Roma recinta l'area dove dovrebbe sorgere il pilone ostiense del nuovo Ponte della Scafa, dentro la proprietà della storica famiglia Chiaraluce. A due passi dall'antica Tor Boacciana, a distanza di 5 anni dalla gara, dopo travagliate vicissitudini giudiziarie, rimane il traffico quotidiano e delle opere neppure l'ombra. Eppure continuano i sondaggi archeologici (nell'area di sopra descritta), noncuranti di un fallimento conclamato. Peggio del ponte sullo stretto di Messina? Sicuramente, perché da una gara che alla data del 24 maggio 2010 aveva a base d'asta ben 32.657.773,17 euro ci si aspettava qualcosa in più. Fa sorridere per esempio che dopo 5 anni siano stati realizzati solo il 30% dei sondaggi archeologici e che, per fare carotaggi profondi 15 metri sulle due aree (Isola Sacra e Ostia) dove sorgeranno i piloni del ponte, siano stati impegnati altri 500mila euro. Intanto le navi romane scoperte nel 2011 all'Isola Sacra, sono state brutalmente tagliate e rimosse. Portate dove? Per farne cosa? Non si sa. Certo che Tor Boacciana, che salutò l'arrivo dei bonificatori di Ravenna, oggi custode dei reperti archeologici rinvenuti in questi 5 anni di sondaggi, non saluterà ben volentieri un ponte lungo 175 metri che la offuscherà. Forse, per evitare il traffico, sarebbe bastato sistemare via della Scafa e via dell'Aeroporto di Fiumicino (SS 296) con qualche rotatoria in più. In fondo, i Ravennati, si accontentarono di poco per traversare il Tevere dall'Isola Sacra ad Ostia, usando l'imbarcazione (la 'scafa') che a quel tempo univa le sponde e che ancora oggi da il nome al ponte.

martedì 22 settembre 2015

OSTIA, LA MAFIA E IL FINTO CARAVAGGIO

Se anche fosse un vero Caravaggio, il San Battista che verrà portato ad Ostia il 29 settembre non sarebbe di certo "uno dei migliori capolavori" di Michelangelo Merisi, come sostiene il comunicato stampa del Comune di Roma. La rumorosa attenzione che un agitato assessore alla legalità, Alfonso Sabella, ha voluto imporre ai cittadini romani del litorale intorno a questo dipinto non serve neppure a "combattere la mafia", come invece dallo stesso Sabella sostenuto. Ostia, già memore di simili inutili iniziative (come fu la pedonalizzazione del lungomare voluta da Tassone, poi arrestato proprio per le indagini di mafia capitale) merita fatti concreti e non buffonate dell'ultima ora. Mistificare per 'operazione culturale' l'esposizione del quadro presso il Teatro del Lido 'per combattere la mafia' è sintomo di confusione amministrativa, di cui Sabella ha già dato ampie dimostrazioni nel suo breve (per fortuna) periodo a capo del Municipio X.
Se aggiungiamo poi tutte le incertezze esistenti intorno all'autore e al contenuto di questo dipinto, il 'quadro' (nel senso metaforico del termine) è completo.

E' stata soprattutto Valenska von Rosen (2007) a soffermarsi sulle ambiguità nell'iconografia del San Giovanni Battista della Pinacoteca Capitolina. "Il problema che questo dipinto della Pinacoteca Capitolina ha presentato e tuttora presenta per gli studiosi di Caravaggio può essere così sintetizzato: perché mai questa figura dovrebbe farci pensare a un san Giovannino, o per essere più precisi, cosa fa di un giovinetto nudo, che senza una plausibile ragione si è tolto di dosso gli abiti e abbraccia un montone, un Giovanni Battista?". La scarsa attinenza dell’immagine rispetto a quella di San Giovanni Battista è stata notata anche "per un’atmosfera di ambiguità e di forte coinvolgimento che il dipinto esercita sullo spettatore” (Varoli Piazza, 1990).

Il dipinto è pervenuto nel 1750 alla Pinacoteca Capitolina (creata tra il 1748 e il 1750) proprio quando il primo nucleo della collezione venne costituita con l’acquisizione delle collezioni di immagini dei marchesi Sacchetti e Pio di Savoia, sotto il pontificato di Benedetto XIV. In particolare il dipinto capitolino, proveniente dalla collezione Pio (già Mattei prima e Del Monte poi) viene descritto in antico come San Giovanni Battista (inventari e testamenti di Giovan Battista Mattei e del Cardinale Del Monte, 1616-1623-1627), come Pastor friso (Gaspare Celio, ca. 1620) e nuovamente come pastore – Coridone, dall’Idillio IV di Teocrito – nella vendita Del Monte del 5 maggio 1628. Successivamente la prevalente lettura di San Giovanni Battista si alternerà a quella di Giovane nudo. Ricordiamo che Caravaggio dipinse il San Giovanni Battista nel 1602 probabilmente per Ciriaco Mattei, una delle figure più in vista della società romana del tempo; il soggetto del dipinto è un chiaro riferimento al nome del figlio di Ciriaco, Giovanni Battista. Destinato dunque agli ambienti privati del palazzo Mattei e non ad un luogo di culto, non ebbe mai una precisa rappresentazione universalmente riconosciuta..

Se non è chiara la rappresentazione lo è ancor di meno l'identificazione, perché di San Giovanni Battista attribuiti a Caravaggio non c'è solo quello della Pinacoteca Capitolina.
In antico l'opera capitolina è stata generalmente riferita a Caravaggio, fino alla guida de La Galleria del Campidoglio di Adolfo Venturi del 1890 che escluse il dipinto capitolino dagli originali della collezione e agli Studi su Michelangelo da Caravaggio di Lionello Venturi del 1910. Il quadro capitolino cadde dunque in disgrazia. E' stato uno storico d'arte, Sir Denis Mahon, che ha rivalutato il quadro. Quando il quadro era ancora ritenuto una semplice copia, passò dall'ufficio di Antonio Munoz, ispettore generale delle belle arti del Comune di Roma, a quello del sindaco Rebecchini, tanto che nel 1953 era appeso dietro la sua scrivania. Mahon lo vide: "incuriosito, si fece portare una scala e lo esaminò da vicino. Alla fine, disse: Ma questo è di Caravaggio!". Era il 1956. Il quadro fu dunque esposto nella Sala di Santa Petronilla dei Musei Capitolini entrando però in conflitto con un'analoga versione esposta presso la Galleria Doria Pamphilj. Fu solo nel 1990, il 27 febbraio, che le due opere furono messe a confronto impiegando "un nuovo sistema informatico" della Italsiel, chiamato 'Delineavit', ovviamente sponsor dell'iniziativa che si tenne dentro la Sala Petronilla. Neanche a dirlo "un semplice personal computer collegato con un disco ottico, un mouse e un monitor ad alta definizione" mediante il "sistema dell'ipertesto" diede ragione al dipinto capitolino, sugellando l'intuizione di 37 anni prima di Sir Denis Mahon. In pratica, fu riconosciuto nel dipinto capitolino l'originale da cui era stata tratta la copia della Galleria Doria Pamphilj, ribaltando quanto in precedenza affermato per oltre un secolo. Tale attribuzione è però di nuovo stata messa in discussione nell'ultimo decennio, includendo il dipinto capitolino tra la produzione di Caravaggio e della sua Scuola, i cosiddetti 'Caravaggisti', vale a dire nel campo complesso e quasi indistinto della replica-copia contemporanea.

Insomma, se non è chiaro riconoscere il San Giovanni Battista per una serie di convenzioni iconografiche mancanti (indice alzato, pelli di animale, verbasco, agnello, croce, cartiglio con la scritta “ecce agnus dei”, ciotola), e per il fatto che tale San Giovanni Battista "in tutta la produzione del Caravaggio è uno dei personaggi più sereni e sorridenti: anche questo aspetto, specie se confrontato con l’espressione corrucciata o malinconica dei diversi san Giovanni dipinti dal pittore, fa propendere per una diversa interpretazione del soggetto", non è neanche chiaro che l'autore sia il Caravaggio se non al Comune di Roma che ne è detentore e che lo porta ad Ostia come simbolo dell'antimafia rinascente.

In un'altra situazione sarebbe stata un'occasione interessante, di discussione accademica su come avvengono le identificazioni di antichi dipinti spesso a vantaggio degli interessi dei collezionisti e dei mercanti d'arte, nonchè delle amministrazioni comunali. Oggi, basandosi su un software, di cui non si ricordano successive fortune, organizzare un'operazione di marketing istituzionale senza alcun fondamento scientifico lascia l'amaro in bocca. Forse Ostia avrebbe meritato in questo suo momento difficile meno bugie: dire di combattere la mafia pedalando sul lungomare come fece Marino o esponendo un discutibile Caravaggio (spacciato invece come capolavoro) come oggi fa Sabella è quanto di più squallido si potesse immaginare per un nobile quartiere della Capitale d'Italia.

sabato 8 agosto 2015

L'ESTATE DI OSTIA E GLI ILLETTERATI MARINO E SABELLA

Un'estate romana ad Ostia che confonde la legalità con la cultura e che mistifica la cultura con gli affari. Tutte le iniziative di quest'anno, nate all'interno di mafia capitale dopo l'arresto dell'ex-presidente Tassone (PD), sono ancora in mano al PD (p.es., AICS e UISP, referente: Giovanni Zannola) e SeL (p.es., Valdrada, referente: Filippo Lange). Tutto costruito senza alcun avviso pubblico da due semplici segretarie volute ad arte dal PD in municipio: Silvia Decina e Maria Luisa Di Bacco. Quello che però più indigna è la prosopopea, l'aria d’importanza, la gravità affettata e ridicola, accompagnata a sussiego, presunzione e arroganza di due persone che non conoscono affatto Ostia: il sindaco, Marino (genovese e virtuale per il municipio) e il suo delegato a Ostia, Sabella (bivonese e che gira invece con la rivoltella in municipio). Due illetterati, due persone che non hanno sufficiente cultura, prive di quella finezza e sensibilità che dovrebbe derivare dalla conoscenza del territorio che amministrano.
Il Municipio X è ricco di siti archeologici, di monumenti, di arte, di tradizioni. Il Municipio X ha associazioni sparse in ogni quartiere che in due anni non hanno mai ricevuto l'attenzione di un insignificante ex-assessore alla cultura e vicepresidente, quel Sandro Lorenzatti (SeL) che ha saputo solo concertare con Tassone (PD) il disastro della pedonalizzazione del lungomare di Ostia, oggi finito in Procura.
Oggi cosa fanno Marino e Sabella? Oltre a lasciare a Silvia Decina e a Maria Luisa Di Bacco il compitino di assecondare le tre-quattro associazioni amiche di ex-consiglieri ed ex-assessori, si riempiono la bocca con iniziative di facciata che ignorano ancora una volta il patrimonio del territorio, annunciando l'esposizione di opere d'arte provenienti da Roma presso la sala consiliare del municipio ed il Teatro del Lido (1).
Gli elevati costi di trasporto, di assicurazione, di sorveglianza, di gestione e organizzazione saranno dunque ribaltati ai cittadini per uno spot pubblicitario arrogante che cerca di allungare l'agonia di un comune in via di commissariamento. Altro che 'eventi gratuiti'. La gaffe la fa proprio Sabella: "Tutto gratis, naturalmente, e tutto realizzato senza spendere un euro dei cittadini, attingendo a fondi già in cassa e alle previsioni di spesa di bandi già pubblicati dal Dipartimento Cultura”, come se al Dipartimento Cultura i soldi fossero arrivati dal cielo e non dalle tasche dei cittadini.
I luoghi indicati dai due illetterati non sono neppure idonei ad ospitare opere d'arte e neppure ad esser frequentati da visitatori. Soprattutto la scelta del  Teatro del Lido lascia senza parole: come si fa a svilire così Caravaggio? Il S.Giovanni Battista dei musei capitolini è un olio su tela delle dimensioni 129x94 cm che ha bisogno di particolare luce, esposizione, ambiente non uno scatolone come un teatro. Ma due illetterati e due semplici segretarie, con il codazzo di ex-consiglieri ed ex-assessori di due partiti invischiati in mafia capitale come PD e SeL, questo lo possono capire?
Certamente no, se assieme a queste 'acculturate' attività hanno previsto anche l'edizione del 3° Rally di Roma Capitale con l’arrivo previsto al pontile di Ostia dalle ore15,53 di domenica 20 settembre (erroneamente indicato nel programma come "equinozio d'autunno").
Ci manca solo la presentazione al Teatro del Lido del nuovo libro di Andrea Tassone, "Le mie prigioni", a cura di Buzzi e Carminati.


(1) "Grazie alla preziosa collaborazione dei Musei Capitolini, nell'ambito delle iniziative Libera Estate Libera Ostia, i cittadini avranno la possibilità di godere in esclusiva e gratuitamente di alcuni capolavori rimasti chiusi per decenni negli uffici di politici e burocrati di Roma Capitale e che, fin dal suo insediamento, il sindaco Ignazio Marino ha voluto restituire alla collettività. Questi 'tesori nascosti' saranno a disposizione del pubblico dal 23 al 26 settembre nella Sala consiliare del X Municipio. Nella stessa sala, venerdì 18 e sabato 19 settembre i cittadini potranno ammirare la straordinaria opera di Rubens "Romolo e Remo", più nota come "La nascita di Roma". Il 29 settembre, in occasione dell'anniversario della nascita del Caravaggio, l'appuntamento è al Teatro del Lido dove sarà esposto il famosissimo S. Giovanni Battista del celebre pittore. I capolavori saranno illustrati dal curatore della Pinacoteca dei Musei Capitolini".

venerdì 2 gennaio 2015

OSTIA: 10 GENNAIO, VISITA ALL'IDROBORGO

Non è l'Idroscalo dove fu trovato il corpo di Pasolini. Non è l'Idroscalo da dove partivano gli idrovolanti. E' l'abitato alla foce del Tevere, ingigantitosi a seguito dell'abbattimento degli insediamenti spontanei sorti all'altro capo di Roma, nei pressi dell’Acquedotto Felice, del Borghello Latino, del Mandrione, del Prenestino all'inizio degli anni '70. E' l'Idroborgo di Ostia, che visiteremo sabato 10 gennaio 2015 dalle ore 10:00 fino alle 12:00, raccontando la sua storia, i suoi reperti archeologici, il suo paesaggio, il suo futuro.

  • appuntamento: via dell'Idroscalo, altezza via dei Bastimenti, capolinea ATAC 014-015 (map)
  • orario: sabato 10 gennaio 2015, dalle ore 10:00 alle ore 12.00
  • prenotazione: info@severiana.it
  • costo: 5 euro, gratis under 18
  • percorso: consigliato abbigliamento sportivo